Il ruolo dei cereali antichi nell’alimentazione – A confronto con Marco Bertelli, agronomo

Mercoledì 9 marzo 2022

Marco Bertelli è il Presidente del Centro Ricerche Ecologia e Agricoltura Alternativa (C.R.E.A.A.), la società che, sulla base delle conoscenze acquisite in tanti anni di esperienza in giro per il mondo, raccoglie e realizza numerosi progetti in ambito agronomico. In questo appuntamento delle Videointerviste UPM abbiamo conosciuto meglio il lavoro del CREAA e abbiamo potuto confrontarci su diversi argomenti cari anche alla nostra associazione.

              “Il nome, con le due A finali, sembra quasi un grido, un imperativo.”

La società è nata nel 2017 e ha raccolto soci e agricoltori da tutta l’Italia, trovando la spinta nella passione per le tematiche ambientali, agronomiche ed ecologiche e nell’attenzione ai problemi che, in questi ambiti, sono sorti per l’uomo – come, ad esempio, la desertificazione, la crisi climatica, le intolleranze alimentari. Attraverso il dialogo e il confronto con alcuni professori e università e con altri centri di ricerca, Bertelli corregge e migliora quanto ha potuto apprendere da alcuni maestri dell’agricoltura biodinamica, primo fra tutti Rudolf Steiner, il fondatore dell’antroposofia. Dai suoi libri ha potuto apprendere strategie e conoscenze alternative – per esempio quali sono le forze che regolano la vita del pianeta e dei suoi abitanti: “Queste cose mi hanno ampliato gli orizzonti, non come un fideista […], ma con un approccio sempre scientifico”, cioè con l’intento di unire pratiche agricole complementari e non contrastanti. 

Poi quando ho incontrato altri maestri nell’ambito della biodinamica, come George Wilhelm Schmidt, mi hanno insegnato addirittura la rigenerazione delle piante: c’è una degenerazione delle piante dovute a varie concause, soprattutto di origine antropica, ma l’uomo può anche rigenerare le piante. […] poi questo discorso di rigenerare si è allargato a tutto, anche alla salute umana”.

Oggi il CREAA si occupa principalmente di grani antichi e del loro impiego nell’alimentazione. Possiede una collezione di diverse centinaia varietà di cereali antichi, molte delle quali recuperate, e quindi salvate, autonomamente nei campi di grani moderni. Sorge quindi spontanea la domanda: qual è la differenza principale tra un grano antico e un grano moderno?

[…] La prima cosa che mi permette di evidenziare un frumento antico è l’altezza: le spighe sono portate fino a un metro e ottanta. Le spighe delle varietà antiche sono più distanziate e meno compatte e quindi più aperte alla luce […], che è alla base di una fotosintesi migliore. Le varietà antiche hanno in genere le spighe più lunghe, e poi c’è la foglia bandiera: l’ultima foglia più in alto, se sollevata, non arriva alla spiga nelle varietà antiche. […] c’è poi un apparato radicale molto più potente ed esteso nelle varietà antiche, una maggiore resistenza alle crittogame, alle intemperie, alla grandine […].

A queste peculiarità se ne aggiungono molte altre e stanno tutte alla base delle proprietà nutraceutiche dei cereali antichi: la maggiore esposizione della spiga, ad esempio, garantisce – afferma Bertelli – una più elevata capacità del grano di produrre sostanze nutritive. Il motivo per cui si è venuta a creare una grande differenza tra frumenti antichi e moderni risiede nell’opera di chi, come Nazareno Strampelli nei primi decenni del ‘900, ha iniziato un processo di ibridazione del frumento alla ricerca di varietà più resistenti e con maggiore resa.

Nazareno Strampelli e anche tanti altri ricercatori nel mondo, seguendo questa strada della ibridazione, hanno fatto dei progressi, ma castrando le piante per fare questi incroci hanno creato una violenza sulle piante, che nel tempo, col ripetersi della violenza, hanno reagito producendo sostanze molto dannose alla salute umana, come le lectine. Le Lectine sono dei veleni che la piante produce per difendersi dagli animali fitofagi, cioè delle glicoproteine che l’uomo non può digerire e che aprono, come conseguenza, la sua permeabilità intestinale. A quel punto possono entrare nel sangue e portare altri problemi all’organismo.

Quindi, Bertelli ha parlato dei danni provocati all’intestino dagli alimenti trattati con la chimica di sintesi e delle relative proprietà nutraceutiche dei grani antichi: “noi incentiviamo molto la chiusura della permeabilità intestinale e la rigenerazione del microbioma intestinale” attraverso la produzione di alimenti funzionali a questo scopo. 

A questo scopo vengono utilizzati cereali  coltivati con tecniche agricole derivate dalla biodinamica: la selezione del seme e la sua disinfezione, la cura per la simbiosi radicale delle piante e la fertilità del suolo, la pratica del sovescio e delle intercolture sono alcune di queste tecniche, che possono inoltre garantire un prodotto con un valore nutraceutico elevato. 

Tra le altre domande e le varie informazioni fornite da Marco Bertelli nel corso della serata, merita un accenno quella sul farro. Questo cereale ha subito nel tempo svariate ibridazioni, tante da rendere difficile il riconoscimento di una varietà originaria: il nostro ospite ci ha raccontato il lavoro che ha compiuto alla ricerca di una varietà non ibridata, attraverso una ricerca genealogica del seme, fornendo anche preziose informazioni storiche.

NOTA

Il testo virgolettato non riproduce parola per parola quanto detto da Marco Bertelli, anzi, pur restando il più fedele possibile al contenuto originale, adatta il parlato alle norme e alla logica dello scritto.