A colloquio con l’agronomo Mario Apicella – Riflettori puntati sulla Biodiversità

Mercoledì 9 febbraio 2022

“La biodiversità è ufficialmente sul palcoscenico”: queste le parole di esordio di Mario Apicella durante la video-intervista con UPM che si è svolta Mercoledì 9 Febbraio 2022. Apicella è un agronomo impegnato a valorizzare e proteggere la biodiversità del terreno e delle piante, e delle persone che le custodiscono. Per il Comune di Carmignano, ha realizzato l’Atlante delle produzioni naturali e tradizionali, dei servizi e dell’ecoturismo, un prezioso catalogo delle produzioni agricole locali. La sua dedizione trova continuità nello Sportello Verde dello stesso Comune da lui promosso, a cui gli agricoltori del territorio possono rivolgersi per avere consulenze gratuite nell’ambito della sostenibilità ambientale.

Con Apicella abbiamo affrontato il tema della Strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030 e della maniera in cui questo programma viene contraddetto dalle stesse politiche europee e da quelle nazionali. La Strategia è un piano di intervento che mira, tramite incentivi e investimenti, a “proteggere la natura e invertire il degrado degli ecosistemi”[1] entro l’anno 2030, ma ci sono regole nel panorama agricolo che ancora vanno nella direzione opposta. L’esempio viene dal mercato delle sementi, la cui diffusione e vendita è, di fatto, in mano a poche grandi aziende o multinazionali[2]: un fattore che limita gravemente l’agricoltura naturale e biologica, impedendo all’agricoltore di utilizzare i propri semi autoriprodotti e privandolo del prezioso ruolo di custode della biodiversità. Il contrasto tra i propositi della Commissione Europea e questa realtà è ancor più evidente quando si considera che le stesse multinazionali, proprietarie delle sementi, controllano in misura drasticamente maggiore il mercato dei pesticidi usati in agricoltura: risulta evidente, quindi, come il programma non sia affatto al servizio delle persone e della società e che nemmeno abbia intenzione di restituire alla natura più di quanto le sottrae.[3] Insomma, è difficile comprendere come questi “portatori di interesse” – come li ha definiti lo stesso Apicella –  possano conciliare il loro guadagno con la Strategia europea e come l’Europa possa pensare di attuare lo stesso programma con un vincolo così forte.

La condizione del terreno è un chiaro esempio di biodiversità distrutta dai pesticidi:

Si insegna che il terreno deve essere libero da infestanti, ma cento anni fa gli agricoltori, per arrotondare, raccoglievano le piante medicinali e le portavano in farmacia – quando ancora la farmacopea prevedeva l’uso di piante medicinali. Quelle stesse piante sono poi diventate infestanti, è necessario rimuoverle chimicamente, coi pesticidi, oppure meccanicamente, cioè sfalciare l’erba prima che faccia i semi, perché sono piante competitive. Ora si è scoperto che, ancora, quelle stesse piante sono fertilizzanti: i loro apparati radicali producono sostanze importantissime alla nutrizione dei microrganismi che fanno la vita nel terreno. […] Tenere inerbito un uliveto è la cosa più intelligente che un olivicoltore può fare, soprattutto se fa agricoltura biologica. E camminando nel suo uliveto, nei suoi campi, nel suo vigneto, scoprirà quella biodiversità naturale, non più agraria, che consiste in svariate varietà di piante che fioriscono in primavera.[4]

Abbiamo di fronte, quindi, diversi tipi di biodiversità, tra cui appunto quella del suolo, quella agraria e quella naturale. La seconda di queste riguarda, ad esempio, la singola varietà di specie di cui è formata una coltura, mentre la terza può comprendere tutti i tipi di piante che affollano i prati.

Nel corso dell’intervista sono emerse anche altre contraddizioni normative, e tra queste quella che riguarda la difesa integrata. Tale difesa è una strategia che prevede di limitare gradualmente, fino all’abbandono, l’uso di prodotti pesticidi e fitosanitari che recano danno alle piante e all’uomo. Lo scopo è quello di ricorrere sempre meno alla difesa chimica delle piante privilegiando, invece, tutte le possibilità d’intervento alternative ai prodotti chimici, come le azioni meccaniche, la rotazione delle colture nei campi e anche le consociazioni. L’utilizzo di fitosanitari e pesticidi dovrebbe essere l’ultima possibile scelta e dovrebbe sempre e comunque avvenire in misure e quantità minime e non dannose.

Ma la difesa integrata, nei termini che si propone, non risolve del tutto il problema dell’uso di prodotti chimici;  al contrario è sempre più evidente che un’agricoltura naturale, biologica e priva di qualsiasi pesticida riesce a produrre alimenti sani per l’uomo e per l’ambiente.

Si legifera per tranquillizzare la popolazione” è l’amara constatazione di Apicella, alla quale si aggiunge però la positività di un’intervista – afferma sempre l’agronomo – che non ha avuto alcuna intenzione di scoraggiare l’animo di chi si accosta con passione e onestà all’agricoltura naturale: capire le contraddizioni serve principalmente a prepararci alla realtà dei fatti, in modo che questa non ci sorprenda e anzi ci faccia capire a che punto siamo e dove vogliamo arrivare come sostenitori di pratiche agricole davvero al servizio dell’uomo e dell’ambiente.

[1]https://ec.europa.eu/environment/strategy/biodiversity-strategy-2030_it#:~:text=Strategia%20sulla%20biodiversit%C3%A0%20per%20il%202030%201%20Obiettivi.,8%20Schede%20informative%209%20Mezzi%20di%20informazione.%20

[2] https://altreconomia.it/le-sei-multinazionali-che-controllano-il-63-del-mercato-dei-semi/

[3] Si legge nella Strategia: “Il Green Deal europeo, la strategia di crescita dell’UE, sarà la bussola per la nostra ripresa, assicurando che l’economia sia al servizio delle persone e della società e restituisca alla natura più di quanto le sottrae.”

[4] Il testo virgolettato non riproduce parola per parola quanto detto da Mario Apicella, ma, pur restando il più fedele possibile al contenuto originale, adatta il parlato alle norme e alla logica dello scritto.